Le parole di Nabokov
Vladimir Nabokov è considerato uno degli gli autori più innovativi di sempre e ha contribuito significativamente alla letteratura moderna, sia pubblicando romanzi scandalistici come Lolita, sia usando uno stile narrativo brillante dovuto a un’impeccabile padronanza del lessico. Avendo riletto di recente Lolita, mi sono appuntato le parole di cui non conoscevo il significato, o di cui non ho saputo dare una definizione precisa, e le ho incluse qui sotto.
Nabokov viaggiò in diversi paesi del mondo e, fin da giovane, studiò la letteratura in varie lingue, il che contribuì a forgiare il suo ricco vocabolario. Figlio di una ricca famiglia nobile russa, parlava e leggeva in inglese e francese — si dice che abbia iniziato a leggere e scrivere in inglese prima che in russo — e fin da giovane si dedicò alla scrittura di poesie. A causa della rivoluzione russa, si trasferì a Cambridge, dove studiò letteratura francese e russa al Trinity College. Successivamente seguì il padre a Berlino, dove divenne famoso tra gli emigrati russi come scrittore e poeta, nonostante alcune difficoltà economiche. Con l’aumentare dell’antisemitismo in Germania, decise di trasferirsi con la moglie Vera a Parigi, per poi spostarsi qualche anno più tardi negli Stati Uniti, dopo aver ottenuto la cattedra di letteratura russa al college. Le opere che scrisse successivamente in inglese, tra cui Lolita, Fuoco pallido e Pnin, divennero celebri a livello internazionale.

Oltre a essere un professore poliglotta, Nabokov era appassionato di scacchi, e aveva praticato diversi sport, tra cui tennis, pugilato e calcio, ricoprendo il ruolo di portiere nella squadra della scuola. Amava viaggiare e, quando poteva, esplorava la natura, soprattutto in cerca di nuove specie di farfalle, per poter osservarle nel loro habitat. Col tempo divenne un appassionato entomologo, rinomato per la precisione delle sue catalogazioni, e finì per curare la collezione di lepidotteri presso il Museo di Zoologia Comparata dell’Università di Harvard. Si interessò anche alla pittura e al disegno, creando una serie di illustrazioni delle farfalle che studiava.
Di tutte queste passioni, quella che noi lettori possiamo apprezzare di più è l’eleganza della sua prosa, il ritmo musicale e cadenzato, la scelta accurata di ogni parola. Il protagonista di Lolita è un professore di letteratura francese in America che, pur avendo meschine intenzioni, riesce a farci entrare nella sua mente brillante e perversa, rendendoci osservatori in prima persona di un perfetto dramma psicologico.1
Ecco la lista delle parole astruse che ho incontrato in Lolita.
Chaperon: Donna, per lo più anziana, che un tempo accompagnava una giovane nubile di buona famiglia ai ricevimenti e nei viaggi, per salvaguardarne la rispettabilità.
Marleniforme: A forma rotonda e bombata, simile a una mela Marlene, tipica del Sud-Tirolo.
“D’un tratto la mano di Lo scivolò nella mia, e all’insaputa del nostro chaperon io strinsi e accarezzai e avvinghiai quella zampetta ardente per tutto il tragitto. Le pinne del naso marleniforme della guidatrice erano lucide, avendo perduto o consumato la loro razione di cipria…”
Bistrate: Tinte, oscurate, scurite con il bistro, uba polvere colorante naturale bruno-scura, costituita da idrato di manganese, usata nei colori a olio o ad acquerello.
Chador: Lungo velo nero, indossato dalle donne islamiche conformemente alla tradizione religiosa. Parola di origine persiana.
Voluttà: Il piacere intenso e predominante che si prova nella soddisfazione degli impulsi e dei desideri sessuali
Eclettico: Chi, nell’arte o nella scienza, non segue un determinato sistema o indirizzo, ma sceglie e armonizza i principi che ritiene migliori.
Reptazione: Modo di locomozione caratteristico di molti animali, sia invertebrati che vertebrati (in molti rettili, in particolare i serpenti), per cui il corpo striscia sul suolo e non è sollevato sugli arti, che mancano o sono rudimentali.
Gibboso: Che porta una gobba.
Cicaleccio: Il cicalare di più persone insieme; chiacchierio frivolo.
Solipsizzata: Immersa in una visione solipsistica, isolata nella propria soggettività, come se tutto il resto fosse irrilevante o inaccessibile.
Abbarbicato: Radicato saldamente.
Preprandiale: Che precede il pranzo.
“Io non progettavo di sposare la povera Charlotte per poi eliminarla in un modo volgare, ripugnante e pericoloso, come metterle cinque compresse di bicloruro di mercurio nello sherry preprandiale o qualcosa del genere…”
Farmacopeico: Che si riferisce alla farmacopea, ovvero l’insieme ufficiale di norme riguardanti la preparazione, il controllo e l’uso dei farmaci.
Nevralgica: Pervasa da un malessere acuto, come il dolore lungo il decorso di un nervo.
Blusa: Camiciotto di tela usato dagli operai e dai pittori durante il lavoro.
Canuto: Dai capelli bianchi.
Rotocalco: Periodico, rivista.
Scriminatura: La linea che segna la spartizione dei capelli.
Serica: Di seta, simile alla seta o legato alla seta.
Mefitici: Che hanno odore fetido, irrespirabile, malsano.
Smargiasseria: Chi si vanta di qualità che non ha e di poter fare cose di cui non è capace.
Enfia: Rigonfia, tumefatta.
Berciava: Urlava sguaiatamente.
Nerboruto: Muscoloso, vigoroso, robusto.
Umbratile: Ombreggiato, ombroso.
Incartapecorita: Che ha assunto, per decrepitezza, aspetto e consistenza paragonabile alla cartapecora; raggrinzito, rugoso.
Muliebre: Della donna, relativo alla donna, con riferimento alle sue qualità, alla dignità del suo ruolo.
Esecrabili: Meritevoli di condanna.
Bilioso: Pieno di bile, e per estensione irritabile, collerico.
Azzimato: Adornato, abbellito con molta cura.
Dedalogia: Lo studio e alla teoria dei labirinti o delle strutture complesse e intricate.
Logomanzia: Pratica divinatoria che si basa sull’interpretazione di parole, frasi o suoni per prevedere il futuro o ottenere risposte
“Aveva letto molto. Sapeva il francese. Era versato in dedalogia e logomanzia.”
Ondinista: Chi crede o pratica la culto delle ondine, figure mitologiche legate all’acqua, spesso rappresentate come spiriti o divinità acquatiche simili a ninfe.
Ovviamente si tratta comunque di termini estratti da una traduzione, nello specifico ho usato la versione pubblicata da Adelphi. Per un’analisi più seria meglio riferirsi alla versione originale inglese. ↩︎