Le parole di Nabokov
Vladimir Nabokov è stato uno degli autori più innovativi del XX secolo. È considerato un talento della letteratura moderna, sia per aver osato scrivere romanzi che hanno fatto scandalo, come Lolita, sia per aver usato nelle sue opere più famose uno stile elegante e musicale dovuto a un’impeccabile padronanza del lessico e una precisione chirurgica nella scelta delle parole. Avendo riletto di recente Lolita — in italiano, ma mi son ripromesso di leggerlo in inglese prima o poi —, ho appuntato le parole di cui non conoscevo il significato, o di cui non ho saputo darne una definizione precisa all’istante. Le potete trovare in fondo al post.
Per conoscere la biografia di Nabokov e capire l’uomo dietro l’elegante scandalo chiamato Lolita, ho guardato How do you solve a problem like Lolita? il documentario prodotto dalla BBC sul libro, oltre a leggere vari articoli online. In breve, Nabokov era nato in una facoltosa famiglia della nobiltà russa, cosa che gli permise di vivere una giovinezza privilegiata, ottenne accesso alla cultura internazionale, imparò il francese e l’inglese — si dice abbia iniziato a leggere e scrivere in inglese prima che in russo —, e si dedicò a scrivere quaderni di poesie romantiche. Con la rivoluzione russa, l’intera famiglia fu costretta a scappare e Nabokov si trasferì inizialmente a Cambridge per studiare letteratura francese al Trinity College. Successivamente seguì il padre a Berlino, dove divenne famoso tra gli emigrati russi come scrittore e poeta, nonostante dovette affrontare alcune difficoltà economiche. Con l’aumentare dell’antisemitismo in Germania, decise di trasferirsi con la moglie Vera a Parigi, per poi qualche anno più tardi muoversi negli Stati Uniti, a Manhattan, avendo ottenuto un ruolo come entomologo al museo di storia naturale di New York. L’anno dopo Nabokov divenne professore di letteratura e girò diversi college finendo la sua carriera alla Cornell University, dov’è alcune sue lezioni famose vennero raccolte in alcuni libri, il più famoso: Lezioni di letteratura. Le opere che scrisse negli Stati Uniti furono in inglese, tra cui Lolita, Fuoco pallido e Pnin, e proprio queste lo resero celebre a livello internazionale.

Oltre a essere un professore poliglotta, è un autore di talento, Nabokov era un appassionato di farfalle. Studiò e catalogò diverse specie, scrisse articoli per addetti ai lavori, e finì addirittura per curare una collezione di lepidotteri presso il Museo di Zoologia Comparata dell’Università di Harvard. Fece diversi viaggi nel mondo dedicandosi alla ricerca di specie rare di farfalle, e creò una serie di illustrazioni delle farfalle che studiava.
Cos’hanno in comune le farfalle e la scrittura? In apparenza nulla. Ma se pensiamo a come si svolgono entrambe le attività, e visti i risultati raggiunti da Nabokov, capiamo che dedizione e precisione sono requisiti essenziali. Che il minuzioso studio dei colori dei lepidotteri possa aver contribuito alla precisa scelta delle parole e del tono nelle sue storie? Non lo sappiamo con certezza. Ciò di cui abbiamo invece testimonianza è di come Nabokov abbia dichiarato che gli anni passati come entomologo ad Harvard sono stati tra i migliori della sua vita.
Tra le due passioni, quella che noi comuni lettori possiamo apprezzare è la scrittura, nell’eleganza della sua prosa, nel ritmo musicale e cadenzato, nella scelta accurata di ogni vocabolo. Il protagonista di Lolita è un professore di letteratura francese in America — coincidenze? — con cattive intenzioni, ma di farfalle alate nel romanzo nemmeno l’ombra. Raccontandoci in prima persona come mette in atto le sue perversioni, il protagonista riesce a farci entrare nella sua mente acuta e depravata, rendendoci osservatori in prima persona di un perfetto dramma psicologico.
Ecco la lista delle parole per me difficili in Lolita, ognuna con la definizione.
Chaperon: Donna, per lo più anziana, che un tempo accompagnava una giovane nubile di buona famiglia ai ricevimenti e nei viaggi, per salvaguardarne la rispettabilità.
Marleniforme: A forma rotonda e bombata, simile a una mela Marlene, tipica del Sud-Tirolo.
“D’un tratto la mano di Lo scivolò nella mia, e all’insaputa del nostro chaperon io strinsi e accarezzai e avvinghiai quella zampetta ardente per tutto il tragitto. Le pinne del naso marleniforme della guidatrice erano lucide, avendo perduto o consumato la loro razione di cipria…”
Bistrate: Tinte, oscurate, scurite con il bistro, uba polvere colorante naturale bruno-scura, costituita da idrato di manganese, usata nei colori a olio o ad acquerello.
Chador: Lungo velo nero, indossato dalle donne islamiche conformemente alla tradizione religiosa. Parola di origine persiana.
Voluttà: Il piacere intenso e predominante che si prova nella soddisfazione degli impulsi e dei desideri sessuali
Eclettico: Chi, nell’arte o nella scienza, non segue un determinato sistema o indirizzo, ma sceglie e armonizza i principi che ritiene migliori.
Reptazione: Modo di locomozione caratteristico di molti animali, sia invertebrati che vertebrati (in molti rettili, in particolare i serpenti), per cui il corpo striscia sul suolo e non è sollevato sugli arti, che mancano o sono rudimentali.
Gibboso: Che porta una gobba.
Cicaleccio: Il cicalare di più persone insieme; chiacchierio frivolo.
Solipsizzata: Immersa in una visione solipsistica, isolata nella propria soggettività, come se tutto il resto fosse irrilevante o inaccessibile.
Abbarbicato: Radicato saldamente.
Preprandiale: Che precede il pranzo.
“Io non progettavo di sposare la povera Charlotte per poi eliminarla in un modo volgare, ripugnante e pericoloso, come metterle cinque compresse di bicloruro di mercurio nello sherry preprandiale o qualcosa del genere…”
Farmacopeico: Che si riferisce alla farmacopea, ovvero l’insieme ufficiale di norme riguardanti la preparazione, il controllo e l’uso dei farmaci.
Nevralgica: Pervasa da un malessere acuto, come il dolore lungo il decorso di un nervo.
Blusa: Camiciotto di tela usato dagli operai e dai pittori durante il lavoro.
Canuto: Dai capelli bianchi.
Rotocalco: Periodico, rivista.
Scriminatura: La linea che segna la spartizione dei capelli.
Serica: Di seta, simile alla seta o legato alla seta.
Mefitici: Che hanno odore fetido, irrespirabile, malsano.
Smargiasseria: Chi si vanta di qualità che non ha e di poter fare cose di cui non è capace.
Enfia: Rigonfia, tumefatta.
Berciava: Urlava sguaiatamente.
Nerboruto: Muscoloso, vigoroso, robusto.
Umbratile: Ombreggiato, ombroso.
Incartapecorita: Che ha assunto, per decrepitezza, aspetto e consistenza paragonabile alla cartapecora; raggrinzito, rugoso.
Muliebre: Della donna, relativo alla donna, con riferimento alle sue qualità, alla dignità del suo ruolo.
Esecrabili: Meritevoli di condanna.
Bilioso: Pieno di bile, e per estensione irritabile, collerico.
Azzimato: Adornato, abbellito con molta cura.
Dedalogia: Lo studio e alla teoria dei labirinti o delle strutture complesse e intricate.
Logomanzia: Pratica divinatoria che si basa sull’interpretazione di parole, frasi o suoni per prevedere il futuro o ottenere risposte
“Aveva letto molto. Sapeva il francese. Era versato in dedalogia e logomanzia.”
Ondinista: Chi crede o pratica la culto delle ondine, figure mitologiche legate all’acqua, spesso rappresentate come spiriti o divinità acquatiche simili a ninfe.