Un indovino mi disse - Tiziano Terzani

Tiziano Terzani
Tiziano Terzani

Un indovino mi disse, racconta il viaggio che Tiziano Terzani compì attraverso l’Asia all’inizio degli anni novanta, evitando gli aerei per sfuggire alla morte, come gli era stato suggerito di fare da un veggente. Con la scusa di consultare gli indovini più rinomati in tutti i paesi in cui si ferma, Terzani mostra i cambiamenti che il continente ha subito negli ultimi anni a causa della ricerca smodata di modernità. Molte città si stavano trasformando da paradisi di pace e tranquillità in metropoli occidentali, i colletti bianchi e l’abbigliamento alla moda stavano sostituendo gli abiti tradizionali e i sandali, mentre grattacieli sorgevano in pochi mesi al posto di luoghi sacri e giardini centenari. Terzani intuisce le conseguenze che una corsa sconsiderata al progresso avrebbe lasciato su un continente antico come l’Asia e sulla sua popolazione inadeguata al cambiamento; la scomparsa delle culture e delle tradizioni, lo sfruttamento del lavoro e delle risorse naturali, il turismo aggressivo che avrebbe rovinato l’unicità e la sacralità di molti luoghi rendendoli uguali a qualsiasi altra attrazione nel resto del mondo. Secondo Terzani, l’Asia avrebbe presto perso quella magia che la rendeva speciale.

“Tutti corrono, ma verso dove? Perché? Molti sentono che questo correre non ci si addice e che ci fa perdere tanti vecchi piaceri.” - Tiziano Terzani

Nel viaggio avventuroso tra i molteplici paesi del continente, Terzani viene a contatto con diverse persone che include nel racconto; venditori mongoli con il vizio del vino, dittatori che gestiscono traffici di droga, benefattori e studiosi che lo spronano e lo aiutano nella sua ricerca degli indovini. Sono soprattutto le parole dei veggenti che risaltano tra le pagine del libro, alcuni facevano previsioni strampalate, mentre altri, ricevendo data e ora di nascita, erano in grado di descrivere in modo sorprendente il passato e il futuro di chi li consultava. Terzani riporta le parti essenziali di queste conversazioni, farcendole sempre con la giusta dose di scetticismo che ci si aspetta da un giornalista europeo. L’autore dimostra inoltre di avere una mente aperta, al punto da riuscire a comprendere cambiamenti politici complessi, come il motivo per cui la Malesia si fosse aggrappata a sostenere un nuovo fondamentalismo islamico per porre un freno all’invasione del materialismo cinese. Il reportage del viaggio è ricco di aneddoti e di riferimenti ad altri autori le cui opere lo accompagnano sui treni e sulle navi che prende. Terzani parla della sua vita privata e della sua famiglia, e inserisce riferimenti alla sua carriera e alla scelta di abbandonare un posto fisso stabile e remunerato per ottenere la libertà di poter viaggiare dove gli piaceva. Come gli dicono molti gli indovini, “non diventerà ricco, ma farà successo”, e che era molto “fortunato”. Che avesse dubbi in merito, poco importa; il libro ha oggi superato le 800 mila copie e credo di poterlo aggiungere alla mia lista di opere che mi hanno lasciato un segno.

“Dopo il Medioevo del materialismo, l’umanità dovrà ricominciare a mettere altri valori nella propria esistenza.” - Tiziano Terzani

Tutti corrono, ma verso dove? Terzani non parla solo della corsa al progresso o della corsa al successo, ma anche di quanto vanno di corsa i turisti. Arrivano in massa sugli aerei e in due settimane pretendono di viaggiare in tre paesi diversi e vivere tutte le esperienze possibili, vedere tutte le attrazioni disponibi, scattare centinaia di inutili foto per mostrare a tutti che anche loro si possono permettere di viaggiare. All’apparenza non c’è nulla di male; chi dice che non si può prendere un aereo per andare ovunque nel mondo? Esistono tanti servizi fatti apposta per questo, come B&B, tour operator, viaggi last-minute, è così che viaggiano tutti. La verità è semplicemente che il turismo di massa è diventata un’altra manifestazione del consumismo. È irrealistico pretendere di conoscere un paese e la sua tradizione in soli dieci giorni di viaggio, soprattutto se tutto è già stato organizzato. Si tende a visitare le principali attrazioni turistiche, vivendo un’esperienza superficiale. Non si riesce a comprendere appieno la vita quotidiana e il pensiero degli abitanti locali, né ci si avvicina (e forse neanche si desidera farlo) alla vera diversità culturale che si trova al di là delle immagini condivise sui social media. Terzani, nel libro, viene a conoscenza di molte curiosità proprio perché sceglie di usare treni e navi, dove è costretto a condividere il viaggio, ricevendo in regalo del tempo per parlare con le persone che incontra. Tutto questo in aereo non accade perché si attende in areoporti affollati, circondati da negozi che vendono di tutto, e spesso non si tende a condividere

Terzani in viaggio
Terzani in viaggio

I paesi ricchi dispongono di organizzazioni che promuovono la tutela del territorio come risorsa per il futuro, mentre nei paesi poveri i viaggiatori devono confrontarsi con gli effetti distruttivi che il turismo di massa ha prodotto. Chi crede di fare del bene portando denaro nei paesi poveri, in realtà finisce per arricchire solo una piccola parte della popolazione, accentuando una disuguaglianza che, prima dell’arrivo della modernità e del capitalismo totalitario, era meno evidente. Erano tutti più poveri e, allo stesso tempo, più ricchi: così li descrive Terzani. Molti dei paesi orientali presenti nel libro hanno una storia e una mentalità uniche, e prima del cambiamento moderno alla popolazione non interessavano sviluppo e progresso. La modernità è stata imposta, la popolazione indottrinata, e molti luoghi storici e sacri hanno finito per perdere il loro fascino. Presto ci si accorgerà del valore perduto di una natura intatta e incontaminata di cui molti paesi del terzo mondo disponevano gratuitamente.

Elia Scotto ⋅ RSS